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24/08/2016 – h 20,21
Siamo un paese profondamente proiettato nel passato. Il futuro ci spaventa da troppi anni.
Ci sono enormi responsabilità intellettuali che su questo andrebbero denunciate.
La storia è fatta di scelte. Cosa conservare e cosa no.
Qui, per la follia di voler mantenere tutto, si ostacola in ogni modo l’innovazione. E questi sono i risultati. Non si possono impiegare risorse infinite per tenere in piedi catapecchie senza valore.
Bisogna scegliere cosa tenere e restaurarlo come si conviene, e il resto occorre ricostruire con le tecnologie più attuali, senza il fiato sul collo del passato, della tradizione e della burocrazia complice.
La follia assurda dell’identità da conservare si inginocchi ai piedi delle migliaia di morti degli ultimi disastri ambientali.
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24/08/2016 – h 20,43
Siamo il paese con il più alto numero di architetti per abitante. Se ci aggiungiamo geometri, periti e ingegneri, la cifra arriva a circa 600 mila tecnici, uno ogni cento abitanti, bimbi e nonni compresi.
E ci sono ancora interi paesi che crollano.
Credo che qualcosa non funzioni nelle strutture istituzionali, a partire dalle università, per arrivare agli ordini professionali, fino a tutto il modo accademico che governa riviste, premi e incarichi di regime.
Per non parlare dei veti dispotici delle sovraintendenze, delle incompetenze delle varie commissioni paesaggistiche e tutto l’armamentario burocratico che certo non aiuta a modernizzare il paese.
Mi chiedo quando ci daremo una smossa.
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26/08/2016 – h 13,23
Il patrimonio storico italiano, con la sua paranoia conservatrice, uccide professionalmente, moralmente e infine fisicamente.
Ora sento ordini, collegi, istituzioni e associazioni prodigarsi per risolvere finalmente un problema antico come l’Italia. Ma non sono gli stessi che hanno messo in piedi questo sistema schizofrenico di controlli, controllori, esperti e certificazioni che, a quanto pare, sono serviti solo a inventare reddito per la confraternita? Ci sono più esperti di conservazione in Italia che in tutta Europa.
La domanda quindi è la seguente: servono? Oppure le risorse che intascano farebbero meglio a essere destinate alle costruzioni nuove, sicure e indubbiamente più civili?
Giustamente, è stato scritto che in Italia, paradossalmente, si tiene in garage un’auto da 50 mila euro e si vive in una catapecchia di mattoni crudi e fango. Auto nuova, e di ultima generazione supertecnologica, e casa vecchia, antica ma anche, spesso, falsa. L’italianità, si dice. Questo è stato il trend degli arricchiti di questi anni, gli unici che avevano i soldi necessari per realizzare le ristrutturazioni in modo sicuro. Uno spreco di risorse immane, spesso per tenere in piedi stamberghe indecenti.
Nel paese del tengo famiglia, il 99% degli architetti ha seguito l’andazzo. Sull’andazzo storicista si sono piazzati un sacco di intellettuali della polvere e del passeggio. Gli accademici a seguire gioiosi e irresponsabili come sempre. Così l’architettura in Italia è morta. Pochi si salvano ma, come diceva Zevi, l’architettura è sempre un atto eroico, soprattutto da noi.