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Storia e Critica

Auguri per il 2017

Queste architetture ci ricordano quanto fascismo sia presente nel nostro sentirci orgogliosamente italiani.
Quando si cerca una fantomatica identità, non si può far altro che rivolgersi malinconicamente al passato. Il nostro passato, che ha generato l’ideologia fascista, se si tenta di ripercorrerlo (anche con sincera onestà intellettuale) con le stesse giustificazioni nazionalistiche, non può che rigenerare un’ideologia fascista, con tutti gli strascichi e il degrado monumentale conseguenti.
L’architettura, come l’arte, alla fine non mentono mai.
L’architettura, in particolare, risponde fedelmente alle condizioni più profonde dell’animo umano e alle sue aspirazioni istintive.

Quando si cammina in avanti, guardando solo all’indietro, e per paura, ignavia o vigliaccheria si ripercorre la strada passata, s’incontrano inevitabilmente le stesse sciagure. L’architettura della memoria è li a ricordarcelo.
L’augurio è che si ricominci seriamente a camminare in avanti, guardando al futuro senza timore, cercando nuove strade. Il mondo sta rapidamente cambiando e l’architettura deve necessariamente e coraggiosamente seguirne l’evoluzione. Chiudersi nel proprio recinto, fatto di reminiscenze appaganti ed esperienze consolatorie, non fa che alimentare le angosce verso la diversità, la novità e la rivoluzione mondiale in atto.

Integrazione e multiculturalismo sono oggi più che mai la sfida e la misura della nostra civiltà e capacità d’immaginare il nostro futuro.
Non dobbiamo mai dimenticare che noi, come i disperati che arrivano in questi tempi, non siamo gli eroi della storia, ma i suoi sopravvissuti, scampati da guerre e miserie che nei secoli hanno accompagnato la vicenda umana. Considerare il passato come maestro e genitore del nostro futuro è stato un errore imperdonabile, sbagliato e controproducente.
Sbagliato perché dalla storia non s’impara assolutamente nulla, ma si scappa. Si fugge a gambe levate per rincorrere la speranza di una condizione esistenziale migliore; magari utopica, visionaria, illusoria se volete, ma unica capace di muovere il migliore dei mondi possibili.
Controproducente perché la nostra storia cammina e i passi indietro non contano. Ci si può solo fermare, e l’inerzia non porta da nessuna parte. Lo dimostra la vicenda architettonica di questi ultimi 30 anni, con i suoi esperimenti del ricordo, i citazionismi irresponsabili, le sue accozzaglie stilistiche ed i suoi fallimenti urbanistici ed architettonici. Abbiamo assistito ad un regresso tradizionalista senza precedenti, che non ha prodotto altro che visioni scontate, banali, convenzionali, pittoresche, senza nessuna sperimentazione degna di interesse, in grado d’interpretare il cambiamento generale in atto.

Quindi il mio augurio è semplice: che il 2017 porti l’inizio di una nuova visione del mondo, aperta e disponibile alla universalizzazione dei valori, lontana dalle sirene federaliste e localistiche che, nella logica globale in atto, hanno fagocitato anche le ambizioni di quello che un tempo si chiamava pomposamente e drammaticamente nazionalismo, riducendolo a caricatura d’un dispotismo strapaesano.

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