Credo nel combinarsi delle culture e in nessuna ricerca di “identità”, credo che l’architettura debba essere terapeutica. Troppo poco in questa Biennale.
A Venezia lo confesso sono stato quasi più interessato allo scorrere della vita che ai nostri fatti di Architettura. Sarà stato perché per la prima volta sono andato al lido e ho scoperto che Venezia ha due grandi campanili simmetrici sulle opposte sponde del suo gran canale, mentre di norma si vede solo quello di San Marco, oppure che la sua silhouette ha dietro le montagne, una cosa mai sospettata. Ma soprattutto ho amato Malamocco e ho capito perché Hugo Pratt in quello stabile anonimo battuto dal vento tra le canne sulla spiaggia ci ha messo il suo studio e ci stava tanto a disegnare con Lele e Patrizia. E ho capito quei suoi acquerelli acquosi e quelle feste semplici sulla terrazza.
E poi le nuove amicizie che sono una gran bella cosa e il parlare e vedere con gli occhi degli altri. Che bello.
Nel merito la biennale è parecchio così e così, diciamo. La curatrice Lesley Lokko – che si è occupata molto di insegnamento in Sud Africa ed è anche scrittrice – ha buone intenzioni e se volete conoscerle vi rimando al pezzo di Patrizia Mello – ma il risultato è povero. Povero non perché tratta delle condizioni di sottosviluppo e difficoltà che sono il centro di “Laboratorio del Futuro”, ma semplicemente scarso.
A paragone dell’arte fenomenale che ormai ci arriva da “non occidente” – il lavoro degli architetti esposti appare scolastico. Il livello delle opere non supera mai quello di un esito promettente, oppure quello dell’abituale sconfinamento nella performance (dai cumuli di terra, alle gradonate di cemento da incompiuto meridionale).
Sarà perché nel Terzo mondo ci ho vissuto e lavorato per due anni, vi posso assicurare che c’è ben altro da conoscere, da capire, da studiare. Ho sempre pensato che la mia cultura si dovesse combinare con le esigenze e le risorse dei luoghi. Ne nascevano begli ibridi non ricerche pauperistiche, nè tanto meno rivendicazioni identitarie. E con un poco di nostalgia ripenso a quella trave-vaso che faceva tetto-orto-scuola-ombra. Con franchezza non ho visto un singolo pezzo che si avvicini a quella micro architettura. Per spiegare cosa ho in mente.
Di tutta la Biennale la cosa che più mi ha colpito è il lavoro sull’esistente di Eva Prats (Barcellona, Spagna, 1965) e
Ricardo Flores (Buenos Aires, Argentina, 1965) all’Arsenale. La loro sezione è splendida e vale da sola il biglietto. Eva mi raccontava della gioia di essere ragazza nello studio di Carmen e Enric. Di quella continua tempesta di idee dei Miralles. Questa lavica passione per l’architettura si sente scorrere ancora nella loro esposizione. Di ogni dettaglio si studiano dieci varianti, di ogni situazione si disegna e disegna. E poi i plastici: si aprono e chiudono in delle enormi scatole, pronte a viaggiare, pronte a andare per il mondo e l’insieme crea uno spazio “vero” con i modelli attaccati sui pali come delle moderne maschere africane. Una meraviglia.
Qualcosa di molto interessante nei padiglioni naturalmente c’è. Io ho amato quelli dei paesi nordici. Che non si sognano certo di riproporre tale e quale gli ambienti dei loro villaggi freddi, ma che ce li fanno conoscere con bella serietà. Ho fatto finta di essere amico di Sgarbi e mi sono intrufolato in quello italiano mentre si aspettava il ministro e i generali. Mi è parso molto bello.
Credo che sia utile per il lettore avere la lista dei vincitori.*
Volevo ricordare che antiTheSi è aperta al confronto e agli arricchimenti. Anzi una volta erano i commenti il suo sale. Non era quasi mai il motteggio cui siamo oggi abituati, erano pensieri, contributi.
*18. Mostra Internazionale di Architettura
The Laboratory of the Future
Premi della 18. Mostra Internazionale di Architettura
Venezia, 20 maggio 2023 – La Giuria internazionale della 18. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, composta da Ippolito Pestellini Laparelli (presidente, Italia); Nora Akawi (Palestina); Thelma Golden (USA); Tau Tavengwa (Zinbabwe); Izabela Wieczorek (Polonia), ha deliberato i seguenti premi ufficiali:
Leone d’oro per la miglior Partecipazione Nazionale:
BRASILE
Terra [Earth]
Commissario: José Olympio da Veiga Pereira, president of the Fundação Bienal de São Paulo
Curatori: Gabriela de Matos e Paulo Tavares
Espositori: Ana Flávia Magalhães Pinto, Ayrson Heráclito, Day Rodrigues with the collaboration of Vilma Patrícia Santana Silva, Fissura collective, Ilê Axé Iyá Nassô Oká (Casa Branca do Engenho Velho), Juliana Vicente, Mbya-Guarani Indigenous People, Tukano, Arawak and Maku Indigenous Peoples, Tecelãs do Alaká (Ilê Axé Opô Afonjá), Thierry Oussou, Vídeo nas Aldeias
Sede: Giardini
Una menzione speciale è stata attribuita alla Partecipazione Nazionale:
GRAN BRETAGNA
Dancing Before the Moon
Commissario: Sevra Davis, Director of Architecture Design Fashion at the British Council
Curatori: Jayden Ali, Joseph Henry, Meneesha Kellay and Sumitra Upham
Espositori: Yussef Agbo-Ola, Jayden Ali, Mac Collins, Shawanda Corbett,
Madhav Kidao, Sandra Poulson
Sede: Giardini
Leone d’oro per la migliore partecipazione alla 18. Mostra The Laboratory of the Future:
DAAR
Alessandro Petti e Sandi Hilal
(Stockholm; Bethlehem)
Dangerous Liaisons section
Sede: Corderie dell’Arsenale
Leone d’argento per un promettente giovane partecipante
alla 18. Mostra The Laboratory of the Future:
Olalekan Jeyifous
(Brooklyn, USA)
Olalekan Jeyifous (n. Ibadan, Nigeria, 1977)
Sede: Padiglione Centrale, Giardini
La Giuria ha inoltre deciso di assegnare tre menzioni speciali ai seguenti partecipanti:
Twenty Nine Studio / Sammy Baloji
(Brussels, Belgium)
Sammy Baloji (n. Lubumbashi, Democratic Republic of the Congo, 1978)
Dangerous Liaisons section
Sede: Corderie dell’Arsenale
Wolff Architects
(Cape Town, Republic of South Africa)
Ilze Wolff (n. Cape Town, Republic of South Africa, 1980);
Heinrich Wolff (n. Johannesburg, Republic of South Africa, 1970)
Dangerous Liaisons section
Sede: Corderie dell’Arsenale
Thandi Loewenson
(London, UK)
Thandi Loewenson (n. Harare, Zimbabwe, 1989)
Force Majeure section
Sede: Padiglione Centrale, Giardini
È stato inoltre attribuito a Demas Nwoko, artista, designer e architetto nigeriano, il Leone d’oro alla carriera della 18. Mostra Internazionale di Architettura. Il riconoscimento è stato proposto dalla curatrice della Biennale Architettura 2023, Lesley Lokko, e accolto dal Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia.
La cerimonia di premiazione della 18. Mostra Internazionale di Architettura si è tenuta oggi, sabato 20 maggio 2023 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia.
LE MOTIVAZIONI DEI PREMI
Leone d’oro per la migliore Partecipazione Nazionale al Brasile per una mostra di ricerca e un intervento architettonico che centrano le filosofie e gli immaginari della popolazione indigena e nera verso modi di riparazione.
Menzione speciale come Partecipazione Nazionale alla Gran Bretagna per la strategia curatoriale e le proposte progettuali che celebrano la potenza dei rituali quotidiani come forme di resistenza e come pratiche spaziali nelle comunità della diaspora.
Leone d’oro per il miglior partecipante alla 18. Mostra The Laboratory of the Future a
DAAR – Alessandro Petti e Sandi Hilal per il loro impegno di lunga data teso a un profondo coinvolgimento politico con pratiche architettoniche e di apprendimento della decolonizzazione in Palestina e in Europa.
Leone d’argento per un promettente giovane partecipante alla 18. Mostra The Laboratory of the Future a Olalekan Jeyifous per una installazione multimediale che esplora una pratica di costruzione del mondo capace di allargare le prospettive e l’immaginazione del pubblico, offrendo visioni di un futuro decolonizzato e decarbonizzato.
Tre menzioni speciali come partecipante alla 18. Mostra The Laboratory of the Future a:
Twenty Nine Studio / Sammy Baloji per un’installazione in tre parti che interroga il passato, il presente e il futuro della Repubblica Democratica del Congo, attraverso uno scavo di archivi architettonici coloniali.
Wolff Architects per un’installazione che riflette una pratica progettuale collaborativa e multimodale, nonché un approccio articolato e immaginativo alle risorse, alla ricerca e alla rappresentazione.
Thandi Loewenson per una pratica di ricerca militante che materializza storie di spazi di lotte per la terra, estrazione e liberazione attraverso il mezzo della grafite e della scrittura speculativa come strumenti di progettazione.
Sito web ufficiale della Biennale Architettura 2023: www.labiennale.org
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LE IMMAGINI della 18. Mostra possono essere scaricate al seguente link:
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