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Arte e Dintorni

Idee per gli Architetti: Alberto Biasi al Museo dell’Ara Pacis

È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare.

Peter Weir, L’attimo fuggente

Alberto Biasi  – nato nel 1937 a Padova e tutt’ora attivo e operante – è uno dei massimi esponenti dell’arte cinetica in Italia. La sua opera è tornata vivacemente all’attenzione generale con una bella mostra ospitata al Museo dell’Ara Pacis a Roma sino al 30 aprile.

Attraverso la mostra  dal suggestivo titolo di  “Tuffo nell’arcobaleno” si possono delineare i filoni fondamentali della ricerca artistica di Biasi a cominciare da quello del Gruppo N, un collettivo artistico che forma  nel 1959 con  alcuni compagni di università. Negli anni successivi il suo lavoro arriva alla notorietà attraverso le prime esposizioni collettive,  tra cui la memorabile mostra “Arte programmata”n del 1962 al Negozio Olivetti a Milano.

La linea guida della mostra è quella di segnare una traccia, una linea invisibile tra le opere, che conduca il visitatore a esplorarle singolarmente sia da vicino che da lontano. La mostra, non vuole soltanto apparire quindi come una sequenza di opere divise per temi e organizzata cronologicamente ma vuole rappresentare contemporaneamente una ricerca tra soggettività, tensione e interattività.

L’ambiente espositivo nell sotterraneo del Museo accoglie il visitatore con la prima fase di sperimentazione dell’artista, nel periodo del gruppo N ovvero “Trame”. Con questa prima sezione, la volontà dei curatori è mostrare il punto di partenza di un pensiero artistico, trame appunto, che in una primissima fase si sviluppa con intrecci e sovrapposizioni di geometrie e tessiture di materiali della stessa tipologia.

Seguono  a questa sezione introduttiva le opere che già resero originale il suo pensiero artistico. Si tratta delle sezioni “Torsioni” e “Ottico Cinetici” . Nella prima, Biasi giustappone colori spesso contrastanti in strisce “bifacciali”. Nella seconda le opere sono caratterizzate da elementi sovrapposti che assumono configurazioni diverse a seconda del punto di osservazione del fruitore. Entra cosi in campo la specificità del fruitore che, muovendosi nello spazio, si confronta con configurazioni sempre diverse della stessa opera.  L’Astrattismo iniziato nell’arte del Novecento con le opere di Piet Mondrian ha così una svolta importante. Alle opere del sommo pittore olandese che si danno come composizioni “oggettive” seguono le seconde che diventano nel lavoro di Biasi personalizzate e appunto “soggettive” . Non possiamo non riflettere sul passaggio tra l’oggettività industriale e meccanica degli anni Venti e l’emergere di una società del molteplice legata sempre più all’elettronica che negli anni Sessanta gli artisti come sempre tra i primi sentono. Arte cinetica e programmata appunto di cui Blasi + il maggior rappresentante.

In mostra seguono le sezioni “Torsioni” e i famosi “Politipi”, l’insieme di opere  che caratterizzano il Biasi più audace, proprio nel confronto  con i parametri di questa nuova società. Le deviazioni dello strato di lamelle,  viste per la prima volta in “Torsioni”, trasmettono ora al fruitore  una nuova tensione. L’osservazione critica dell’opera rivela come la posizione degli spilli e la deviazione delle lamelle sia ora ricercata per  ottenere un risultato specifico. Una variazione dell’angolo visuale, anche di poco, rompe l’effetto cercato, ma è l’osservatore che deve scoprirlo un poco come nel famoso dipinto Gli ambasciatori alla National Gallery di Londra di HAns Holbein del 1533.


A sinistra: A.Biasi, Contrasti dimensionali, 1989. A destra: dettaglio dell’opera Contrasti dimensionali

Le ultime due sezioni sono “Assemblaggi” e “Ambienti”. Nella prima, l’artista attraverso  un ritorno alla pittura con l’uso di colori acrilici, crea opere di rara efficacia,  In “Ambienti”, sembra voler  dar modo al fruitore di riscoprire sé stesso, di risvegliare la spensieratezza e il divertimento che soltanto i bambini vivono integralmente.  In queste due sezioni Biasi chiede al fruitore una partecipazione ancora più attiva, data l’interattività che le opere in questione comunicano. 



A. Biasi, Acrobati in attesa impaziente, n.d.    A destra: A. Biasi, Tu sei

Come abbiamo visto lungo tutta la mostra, il fruitore non è mai uno spettatore passivo ma diventa attore dell’opera stessa. Gli viene richiesto in molto implicito, di entrare in contatto con le opere che osserva e di esplorarle, studiarle, camminarvi avanti e indietro e provare infine, a scorgere da ogni possibile angolazione le sfumature che propone l’artista per ciascuna. Biasi dona il piacere di scoprire, guardando più da vicino, realtà che senza soffermarsi adeguatamente non si riuscirebbero a vedere, un poco come le creazioni dello scultore francese Matthew Robert Ortis, noto nella scena dell’arte anamorfica. Girando attorno ad una sua  scultura ci si accorge di come, per esempio possono  rappresentare inizialmente due giraffe, e alla fine del periplo un elefante.

L’arte cinetica di Biasi anamorfica di Ortis  può avere per gli architetti interessanti applicazioni. Sempre di più, nelle grandi città, pensiamo a New York o a Seoul, le facciate degli edifici vengono utilizzate per veicolare informazioni che vanno dalle pubblicità a informazioni metereologiche, ma si tratta, pur nel cambio costante delle immagini di una proiezione, di una “rappresentazione” del movimento. Al contrario se pensassimo, come mi suggeriva Saggio, all’uso di queste opere in dei grandi fronti architettonici magari lungo strade a scorrimento veloce, ecco che l’opera in se statica si muove  “attraverso il movimento del fruitore” con un forse ancora maggiore interesse di uno schermo appicciato su un edificio. Una nostra collega che si chiama Martina Ciarletta l’ha proposta nella sua Accademia  del circo equestre che si snoda lungo il viadotto della Valli in un’ansa del fiume Aniene nel quartiere del nuovo Salario A Roma.

Ci auguriamo che la Mostra di Alberto Biasi sia vista da molti architetti e dai studenti spesso intristiti ed impigriti da questi due anni di pandemia  e che questa idea possa attecchire nel lavoro di altri.

Emanuele Lumaca

La mostra Tuffo nell’arcobaleno di Alberto Biasi curata da  Giovanni Granzotto e Dmitry Ozerkov è esposta nel Museo dell’Ara Pacis a Roma e resterà aperta fino al 30 aprile 2022.
È gratuita per gli studenti di arte e di architettura, per i residenti a Roma e area metropolitana e per tutti coloro che possiedano una tessera MIC. 

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