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Storia e Critica

Il silenzio degli innocenti

Agrigento e i suoi Templi. Punto di vista dal mare verso la città: dove sono i templi? Il fondale della nuova Agrigento sovrasta il tempio di Giunone & C.
Altra prospettiva, dalla nuova Agrigento verso il mare: assoluta bellezza dei templi che si stagliano sul costolone che prelude al mare.
Quello da Agrigento verso il mare è l’unico punto di vista che valorizzi l’integrazione sito/costruzione in riferimento all’insediamento storico/archeologico della conosciuta Valle dei Templi.
Vogliamo ridare dignità alla Valle dei templi? Tiriamo giù Agrigento, almeno quella parte iniziale costituita da palazzi da otto/ dieci piani incastrati ai piedi della rupe su cui la vecchia Girgenti si è sviluppata a partire dagli anno ’50.
Una cosa alla volta; iniziamo con l’abbattere il cemento che ha messo le sue radici entro la zona “A”, dal 1968 segnalata quale zona di inedificabilità assoluta. Abusivismo morale alla legge: 650 costruzioni hanno contaminato la zona identificata nel 1985 quale Parco Archeologico”.
Nulla da eccepire alle rimostranze di Lega Ambiente sull’abusivismo ed a tutte le motivazioni morali che ne sottintendono la vasta eco. Che si abbatta ciò che lì non poteva stare.
Parco archeologico quale pretesto. Agrigento non convive serenamente con la sua Valle e mai potrà farlo.
Agrigento nuova è il vero scempio ambientale. La massificazione edilizia della città è e resterà lì, a fondale dei templi, sottraendo loro qualsiasi pretesa di essere elemento principe della vista verso la città.
La morfologia del territorio meritava altro; la regolarità dei templi colloquiava in sinergia con le sconnessioni del sito; la vecchia Akragas, in barba alle asperità morfologiche, si sviluppava nella perfetta riproposizione del sistema ippodameo o, addirittura, lo anticipava. Gli scavi di Griffo (1953-56) lo hanno dimostrato.
Il ministro Giovanna Melandri tuona :<< La valle dei templi è stata per troppo tempo offesa, svilita dal cemento abusivo, da chi crede di potere fare impunemente ciò che vuole di un territorio e di tesori che appartengono all’umanità. E’ arrivato il momento di dire basta alla cultura dell’illegalità>>.
Gentile Signora Ministro, la valle dei templi continuerà ad essere offesa nonostante vengano abbattuti gli scheletri e gli edifici che in essa sono sorti. La Valle dei templi non può essere salvata esclusivamente ripulendone l’area individuata dai limiti perimetrali della zona “A”. Tutto ciò va bene per i turisti che di Agrigento città non si curano e, al massimo, ne commentano la catastrofica immagine mentre, seduti sullo stilobate del tempio di Giunone, azzannano un panino.
Lei, in veste del ruolo che ricopre, ha inveito contro l’abusivismo. Complimenti. Aggiungo qualche domanda che mi lascia perplesso; inopinabile che la Valle dei Templi sia stata “per troppo tempo offesa, svilita dal cemento abusivo, da chi crede di potere fare ciò che vuole”, ma i colpevoli? Chi sono? Forse coloro i quali hanno materialmente gettato fondamenta e pilastri? Probabile, ma quanto loro lo è la politica. Si, quella “classe politica” che se ne è sempre fregata vivamente di impatto ambientale, di tutela del patrimonio, di pianificazione.
Quella classe politica che ha lucrato, rubato, imbrogliato. E’ la classe politica che ha fatto ciò che ha voluto, lasciando fare a chi, in cambio centinaia di migliaia di voti clientelari, colorava i muri delle proprie case abusive con i simboli dei partiti politici, Democrazia Cristiana in testa.
Mandanti ed esecutori, tutti colpevoli. Con una grande differenza: i voti di scambio hanno reso un posto in Parlamento o giù di lì, ed oggi consentono ai beneficiari di percepire pensioni statali – e che pensioni- ; le case abusive, giustamente, vanno giù, senza alcun beneficio per chi quei voti li ha dati.
In Sicilia si manda l’esercito quando qualcuno fa saltare in aria Falcone e poi Borsellino, oppure quando si devono abbattere le case abusive. Lo Stato è forte, è presente; lo Stato fa e poi disfa.
Lo Stato continua a pagare quegli stessi politici che hanno contribuito allo scempio agrigentino. Loro sono stati lo Stato. Non hanno rappresentato lo Stato. Ne hanno fatto ciò che hanno voluto.
Lei è giovane e non ha vissuto in Sicilia. Io sono giovane e ho vissuto in Sicilia. L’ho vista crescere tappezzata di manifesti elettorali, per decenni con le stesse facce che vi facevano bella mostra, ma senza la “parola”. In silenzio. Il silenzio degli innocenti, appunto. Mi perdoni l’ironia, ma quei volti sono per me direttamente legati allo sfascio della Sicilia. Alcuni sono morti, altri hanno lasciato il “feudo” a figli o nipoti, altri sono usciti dalle prigioni e si stanno ricostruendo politicamente sull’ingiustizia- a loro dire- subita.
C’è una bellissima foto di Danilo Dolci mentre, con pennello e vernice, scrive sul muro di una casa diroccata dal terremoto nel Belice del 1968 la frase “chi tace è complice”. Una foto che tutti dovremmo avere sulla nostra scrivania.
Retorica? No! è realtà. Andiamoli a scovare questi innocenti, chiediamo loro lumi del tacito consenso sugli scempi agrigentini, soprattutto quelli dell’edificazione della Agrigento degli ultimi quarant’anni.
La frana del 1966 grida ancora vendetta. Da quel giorno Agrigento non fu più il “più bell’albergo dei mortali” così come a detta di Pindaro, ma divenne ” emblema della corruzione amministrativa, dell’incoscienza urbanistica, di una forsennata speculazione edilizia”, come Zevi affermava.
Gentile Ministro, il dissesto del territorio e dell’ambiente continuerà, ne stia sicura.
L’Italia ha fatto la figura di Paese civile andando a scovare Priebke e condannandolo per i suoi crimini.
L’Italia sarebbe un Paese ancora più civile se andasse a scovare e condannare tutti coloro i quali hanno partecipato al banchetto del clientelismo e del voto di scambio.
Le Sue parole? Avrei preferito leggerle in altro modo, con altri contenuti:
:<< La valle dei templi – e tutto il paesaggio siciliano- sono stati per troppo tempo offesi, sviliti dal cemento abusivo -quale merce di scambio del voto politico/mafioso- da chi crede di potere fare impunemente ciò che vuole – con la complicità degli amministratori dello Stato- di un territorio e di tesori che appartengono all’umanità – e non solo di questi-. E’ arrivato il momento di dire basta alla cultura dell’illegalità – che è figlia della sottocultura dei politici e dei loro interessi privati>>.
Cordialità

(Paolo G.L. Ferrara – 2/2/2001)

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