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Diritto di Replica Storia e Critica

Nella città di Terragni

Mentre lo splendido Asilo Sant’Elia rimane ancora chiuso al pubblico (ma può essere mai ?) la città di Como dà il via al rifacimento completo dell’anziano e eroico stadio Sinigaglia di Greppi. L’area è strategica. AntiTheSi ospita una riflessione del suo direttore e si apre allo scambio dei punti vista.

L’autore, con Giorgio Cavalleri e suoi amici assistono a un Napoli Como nel 1987 sulla terrazza del Novocomum. *


Circa vent’anni fa un gruppo di architetti della città di Como mi invitò a tenere una conferenza “exNext, Città in gara. Lake square la + grande piscina d’Europa “. Il tema era come le città dei laghi potevano trarre vantaggio da questa così importante risorsa in una logica contemporanea di una città sempre più ramificata, sempre più legata alla presenza anche dell’informatica, ma naturalmente completamente conscia del suo valore paesaggistico e storico. Tenni la conferenza la sera proprio sotto il monumento ai caduti della città di Como che come tutti sapete è nei pressi del lungolago. Lo scenario era particolarmente suggestivo. Un grande telone era steso sul monumento e il pubblico seguì la discussione e la mia interpretazione con un certo interesse. Uno degli aspetti fondamentali della conferenza fu l’elencazione di una serie di coppie dicotomiche per far capire come la città dei nostri anni è profondamente diversa dalla città “degli anni dell’industria”. La città della Terza ondata è una città antizoning, quanto la prima era la città dello zoning, la città della terza ondata vuole architetture “in-Between”, che si inseriscono nelle maglie del preesistente per rinnovare la struttura urbana e mettere a sistema i vuoti urbani della città del passato, quanto la città precedente era la città della conquista dei territori vergini del Far West. Oggi gli edifici sono sempre più multitasking, multifunzione quanto la società dell’industria creava edifici mono funzione. Il simbolo di questo passaggio era naturalmente quello dall’automobile oggetto monotasking per eccellenza al computer multitasking per eccellenza. Su queste premesse mi trovo in grande imbarazzo a commentare in qualche maniera il progetto dello studio di Architettura Populous** perché per un verso risponde a quei principi che avevo delineato vent’anni fa. È un progetto nelle maglie della città esistente che identifica qualità e funzioni nuove modificando l’idea tradizionale di stadio e dall’altra parte tende a una figurazione architettonica contemporanea. Infine il fatto che sia dedicato allo sviluppo della società Como calcio mi riempie di gioia. Ogni volta che vado da Peter Eisenman a New York il grande architetto americano prima mi chiede come va il Como e poi inizia la nostra discussione, spesso naturalmente su Terragni dato che entrambi ne siamo studiosi. Forse il bandolo per rispondere in maniera sensata alla proposta di questo nuovo stadio è quello di tornare a pensare a Terragni, ma non a partire dal Terragni del Monumento ai caduti che lui come ben noto realizzò su disegno di Sant’Elia, non lontano dall’antico stadio di calcio di Giovanni Greppi. Ma bisogna riflettere invece sul primo progetto al monumento ai caduti di Como disegnato con Pietro Lingeri, quando Terragni era un ragazzo di appena 24 anni. Questo monumento ai caduti si insediava esattamente nel centro storico e operava con un raro equilibrio. Piuttosto che un monumento tout court era un’attenta opera di ricucituraa che ridisegnava un contesto fragile: quello tra la chiesa di San Fedele, il Broletto, il Duomo e la piazza principale della città. Mi direte voi ma che c’entra progetto di Terragni del 1926 con questa storia del nuivo stadio. C’entra perché vedete non basta avere una funzione ragionevole anzi logica come quella dello sviluppo pluri funzionale dello stadio e la sua modernizzazione, non basta muoversi su una serie di concetti formali interessanti bisogna anche capire a fondo “il contesto” in cui si colloca. Ora questo progetto per il nuovo stadio di Como si colloca appunto in un contesto di valore che è segnato appunto da una serie di relazioni triangolari, il monumento ai caduti realizzato da Terragni come detto su disegni Sant’Elia sul viale che ha per sfondo il lago, la cortina dei monti che lo circondano e a sulla destra la passeggiata che porta al centro città e alla sua sinistra il viale Sinigaglia che oltre allo stadio sulla sinistra ha visto sorgere il progetto progetto di Terragni (il Novocomum) e l’ultimo (la casa Giuliani-Frigerio). Ora la domanda fondamentale che si lancia più all’amministrazione che agli stessi progettisti è “Ma proprio quest’aria così strategica e così carica di valori del moderno doveva essere messa sotto scacco da un nuovo progetto? Non esistono altre aree dismesse all’interno del del municipio di Como che con maggior intelligenza avrebbero potuto ospitare un nuovo stadio conservando lo stadio Sinigaglia e il suo contesto urbano alla sua antica dignità?. Insomma “il meglio dell’antico è il meglio del nuovo” questa deve essere la formula, che mi pare non sia qui completamente seguita.

*Foto di Dennis Marsico da Antonino Saggio, Giuseppe Terragni Una biografia critica, Lettera Ventidue edizioni

**Il parere di Attilio Terragni
Il Progetto dello stadio di Como dello studio Populous

Il Novocomum in costruzione, 1928 ca, Archivio Terragni Como

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