Riceviamo da Attilio Terragni questa lettera nella quale si denuncia la cattiva gestione, da parte del comune di Como, del restauro dell’asilo Sant’Elia di Giuseppe Terragni.
Non possiamo ch’esser solidali con la difesa d’un patrimonio mondiale dell’architettura e della cultura del novecento, invitando tutti i lettori a prender posizione sottoscrivendo l’appello per la sospensione dei lavori e la rielaborazione d’un progetto degno del prestigio e dell’importanza dell’opera.
Segue la lettera.
1968
Tre giovani architetti svizzeri, Luigi Snozzi, Livio Vacchini e Aurelio Galfetti scrivono un accorato appello al prof. Bruno Zevi, manifestando il loro sconcerto per il “restauro” che il Comune di Como sta facendo all’Asilo Sant’Elia.
Nella lettera chiedono come sia possibile danneggiare definitivamente un’opera di così alto valore, evidenziando che i lavori di ripristino manchino di un’adeguata direzione e sorveglianza da parte di persone competenti.
Zevi inoltra la lettera a Luigi Zuccoli chiedendo di verificare in Comune; a quel punto il progettista incaricato, ing Pedroni, risponde spicciamente che tutto è a norma, va bene così, rilevando “ …. per inciso la rara sensibilità ed il rispetto all’etica professionale dimostrati dai tre suddetti architetti che entrano in casa altrui senza nemmeno chiedere permesso al legittimo proprietario.”
La vicenda si chiude con il completamento del maldestro restauro.
Zevi, a cui viene chiesto all’inaugurazione un giudizio, risponde caustico:
“sarebbe stato meglio demolirlo”.
1988
Viene eseguito un restauro filologico, in cui si attinge dall’Archivio Terragni per ridisegnare quanto perso, arredo compreso.
Al 2002 risale l’ultimo intervento conservativo.
Da allora niente viene più fatto. Vent’anni di degrado, senza alcuna manutenzione, con il sommarsi di danni su danni all’edificio nella sua interezza, tali da richiedere necessariamente un progetto unitario che si basi su un profondo studio dell’opera e che contempli tutte le lavorazioni necessarie al perfetto ripristino, a regola d’arte, dell’immobile.
Invece il Comune di Como, tramite il suo Ufficio Tecnico, inizia dei lavori in emergenza, uno alla volta , chiedendo autorizzazioni parziali.
I lavori sono appaltati a una squadra di manutentori scolastici, avvezzi a fare un po’ di tutto, male, senza la dovuta specializzazione che l’intervento su un monumento di tale importanza richiederebbe. Il progetto e la direzione lavori sono affidati a personale interno, privo della necessaria competenza, visto il valore artistico dell’edificio.
Essendo questo lo stato di fatto attuale CHIEDIAMO UFFICIALMENTE al Ministero dei Beni Culturali e alla Soprintendenza competente che il progetto globale coordinato di recupero dell’Asilo Sant’Elia di Giuseppe Terragni sia affidato a professionisti ed esecutori con le qualifiche professionali adeguate e le giuste credenziali atte a svolgere al meglio l’alto compito richiesto.
La lettera Snozzi-Vacchini-Galfetti chiudeva così:
“Osiamo sperare che questo nostro intervento sia tenuto da lei in considerazione, la ringraziamo dell’attenzione che vorrà porre a questo nostro scritto, nella speranza che l’asilo Sant’Elia venga riportato alla sua più autentica espressione architettonica”.
Non potremmo utilizzare parole migliori.
Como, 3 ottobre 2019
Chi fosse interessato a prendere posizione in merito può inviare una mail con scritto FIRMO a saveasilosantelia@gmail.com.
(Attilio Terragni – 6/10/2019)