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Carnevale a Piazza Armerina: la carrozzata ‘Villa del Casale’, di Vittorio Sgarbi

Sembra che Sgarbi abbia finalmente trovato il modo di “fare l’architetto”. Infatti, il progetto per la nuova copertura della Villa Romana di Piazza Armerina è sì stato opera del Centro regionale di restauro diretto da Guido Meli, ma secondo le linee guida impartite proprio dall’Alto commissario.
Quello che ne è venuto fuori rappresenta appieno la totale approssimazione rispetto i significati del rapporto tra storia e architettura, ridotto esclusivamente ad una mera questione di materiali da usare, nel caso specifico quelli della tradizione classica: legno e mattoni. Probabilmente, i protagonisti di questa assurda carrozzata carnevalesca (la carrozzata è il carro allegorico), disconoscono completamente la Casa Rossa di P. Webb e W.Morris, dove mattoni e legno sono creazione assoluta di una straordinaria architettura moderna.
William Morris fondò l’Arts & Crafts Movement per combattere quella produzione industriale che considerava deleteria per l’arte. Oggi, nel caso della Villa Romana, tutti noi possiamo limitarci a firmare l’appello per la salvaguardia dell’opera di Minissi che propone il Prof. Franco Tomaselli e che segue l’appello dei professori Tusa e Guerrera. Vi invitiamo a farlo: sarà un atto di modernità.

APPELLO
Sicilia, Villa romana del Casale di Piazza Armerina

Informo che si sta per commettere un gravissimo misfatto culturale.
La villa del Casale è stata posta sotto la tutela del dott. Vittorio Sgarbi che ha deciso di fare eseguire opere del valore di 25.000.000 di ?uro che comprometteranno l’integrità e l’autenticità del noto monumento, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Il progetto prevede la distruzione delle coperture e dell’impianto museografico che sono considerati tra i più validi esempi di intervento di restauro del Novecento.
Collegandosi al sito www.unipa.it/monumentodocumento si possono ottenere dettagliate informazioni e partecipare alla protesta per impedire che si compia una ulteriore distruzione dell’opera esemplare dell’architetto Franco Minissi.
Vi prego di diffondere la notizia di questo pericolo e sollecitare ulteriori adesioni.
Grazie per l’attenzione
Franco Tomaselli, Professore ordinario di Restauro dei Monumenti, Facoltà di Architettura – Università degli Studi di Palermo
Associazione Culturale Monumento-Documento onlus
www.unipa.it/monumentodocumento

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LETTERA proff. Tusa e Guerrera

Master Arch x Arch
Università degli Studi di Palermo
DISPA
Dipartimento di Storia e Progetto nell’Architettura
Corso Vittorio Emanuele 188 ­ 90133 Palermo

Palermo, li 25 settembre 2006

All’Assessore per i Beni Culturali, Ambientali e P.I.
Regione Siciliana
On.le Lino Leanza
E p.c.
AI Ministro per i Beni e le Attività Culturali
On.le Francesco Rutelli

Oggetto: Sostituzione della copertura della Villa del Casale a Piazza Armerina.

Un’importante opera d’architettura contemporanea, la copertura della Villa del Casale a Piazza Armerina, progettata da Franco Minissi negli anni ’60 e ’70 per proteggere i ruderi e, soprattutto, i pavimenti a mosaico della villa d’epoca romana tardo~imperiale, sta per essere distrutta.
I principi informatori del progetto di Minissi sono semplici: ogni ambiente della villa è protetto da una copertura che evoca la forma che avrebbe potuto avere in origine della sua costruzione. I volumi, le falde di copertura e le pareti perimetrali in perspex – un materiale leggero e trasparente – sono sostenuti da leggere travi reticolari e sotti1i montanti in acciaio appoggiati sulle tracce murarie della Villa. Alcune di queste costituiscono anche il percorso soprelevato per la visita e per 1eggere dall’alto le figure mosaicate sui pavimenti.
Inoltre, per diffondere uniformemente la luce sui pavimenti e consentire una buona lettura dei mosaici, fu progettato con lo stesso materiale della copertura un velario mentre per garantire l’aerazione naturale degli ambienti, le pareti sono pannelli a scalette del tipo persiana.
I volumi, nella composizione dettata dal1o straordinario impianto planimetrico, resi astratti dal materiale, rendono visibile l’impianto della villa, riconoscibili le tracce murarie e i pavimenti d’origine e introducono
nello straordinario paesaggio della vallata una figura nuova e suggestiva per i sottili rimandi verso l’antico e verso la contemporaneità.
Nel complesso l’intervento di Minissi, non compromettendo la leggibilità del rudere archeologico, riconfigura la villa senza tuttavia riproporla come una ricostruzione filologica.
Allo stato il monumento è in cattive condizioni, causa interventi non qualificati per risolvere alcuni problemi derivanti dal1a presenza quotidiana di migliaia di visitatori. In realtà sono stati proprio questi interventi che
hanno compromesso la validità della realizzazione Minissi, con l’aggravante della mancanza assoluta dì manutenzione ordinaria,
Sicuramente i problemi da risolvere sono:
l-Eliminare ]’eccessivo calore che provoca il distacco delle tessere del mosaico. La sostituzione delle pareti perimetrali con vetrate chiuse e la totale chiusura del peristilio con vetrate hanno causato certamente la
mancanza d’aerazione e l’innalzamento della temperatura negli ambienti interni.
2-Abbattere l’eccessiva insolazione e la formazione d’ombre proiettate sui pavimenti che rendono illeggibili i mosaici. L’asportazione del velario ha avuto come conseguenza la diretta proiezione sui pavimenti, delle ombre del1e travi e dei piedritti.
3-Sostituire le strutture in acciaio ammalorate perché deteriorate dalla mancanza di protezione dagli agenti atmosferici.

E’ stato reso noto che per risolvere ques1i problemi è stato deciso dalle Istituzioni competenti di demolire le strutture, le pareti e le coperture e di ricostruirle in legno, conservando del progetto di Minissi so1amente i
percorsi sulle murature.
Troviamo questa decisione inadeguata e inopportuna per diversi motivi.
l-Sostituire gli elementi strutturali ammalorati e migliorare le coperture sostituendo, possibilmente, il perspex con materiali e soluzioni tecnologicamente più avanzati per filtrare la luce ed evitare la formazione
di ca1ore, è un’operazione progettuale semplice, re1ativamente costosa e soprattutto significa riconoscere il valore del1’opera di Minissi che è organica nel suo insieme all’impianto archeologico.
2-L’intendimento di usare il legno per le coperture rivestite in lamina di rame, di inserire pannelli per le pareti perimetrali rivestiti d’intonaco renderebbe il complesso una ricostruzione falsamente imitativa della forma della villa originaria oltre che contraddire i principi che hanno improntato la moderna scienza del restauro. Inoltre il sistema strutturale ligneo, a causa del peso proprio, richiederà certamente il consolidamento delle murature e delle strutture in fondazione con 1’uso di micropali.
3- E’ dato di sapere che per realizzare la sostituzione delle coperture è previsto un impegno fil1anziario di 24 milioni d’euro, dunque un investimento notevole, che se adottata una soluzione aderente all’opera di Minissi, in parte potrebbe essere utilizzato per migliorare il sistema di fruizione del sito costruendo adeguati servizi d’accoglienza per le migliaia di visitatori; per risolvere anche l’annoso problema della vendita di gadget e souvenir che affoga l’ingresso alla villa; per continuare la ricerca archeologica nelle parti
insediamentali non esplorate ove si conservano le tracce dei livelli e delle strutture architettoniche che vennero impiantate in epoca tardo-antica ed alto medievale nell’area della villa, le cui porzioni soprastanti la villa stessa vennero purtroppo eliminate senza documentazione nel corso degli scavi passati.
Con queste motivate considerazioni chiediamo alle Loro Signorie di intervenire nella qualità di massimi responsabili dei beni culturali in Italia e Sicilia per impedire la distruzione di un’opera di architettura contemporanea d’alto straordinario esempio d’intervento moderno in un sito archeologico a dar luogo ad una organiza e razionale progettazione risolutiva delle diverse e urgenti esigenze dell’importante area archeologica della Villa di Piazza Armerina.

Prof. Giuseppe Guerrera
Direttore del Master Architettura per l’Archeologia
Università di Palermo

Pro f. Sebastiano Tusa
Soprintendente del Mare
Regione Sicilia

_______________________________________________________________________________ Pubblichiamo anche la risposta di Vittorio Sgarbi alle accuse ricevute. L’articolo è stato pubblicato su “Il Giornale” del 23 ottobre 2006

Pistola puntata su Villa Armerina Verrebbe voglia di lasciar perdere, di abbandonare la Sicilia. Povera Sicilia, nella quale le forze migliori sono sopraffatte non dalla mafia, ma dalla cattiva amministrazione, dall’inerzia, dalla burocrazia, e infine, dalla vana logomachia di cervelli bizantini, perpetuamente insoddisfatti e desiderosi del fallimento di chi ha conservato entusiasmo e speranza. Fra i campioni di questo atteggiamento disfattista, che favorisce l’inerzia delle istituzioni, ci sono oggi architetti e studiosi tristi e modesti come Giuseppe Guerrera, Sebastiano Tusa, Luigi Prestinenza Puglisi, Umberto Di Cristina, con il concorso esterno di un falso restauratore, avvezzo a dar corpo ai suoi deliri architettonici come Marco Dezzi Bardeschi. Tutti schierati, con le loro pistole scariche, contro il progetto di recupero della Villa romana del Casale a Piazza Armerina, proprio oggi che, dopo anni di inenarrabili traversie, sta per prendere avvio. Fantasiose interpretazioni architettoniche, strumentali difese della brutta e logora copertura di ferro e plastica maldestramente derivata da un progetto dell’architetto Franco Minissi, si oppongono alla più semplice e pura ridefinizione degli spazi che il nuovo progetto, dopo anni di incuria, stabilisce per la miglior conservazione e visione dei mosaici, ritenendo del Minissi l’utile passerella sopra i muri innalzati al medesimo livello. Ai queruli studiosi e architetti si aggiunge qualche pettegolo maledetto, infiltrato anche nel FAI che, nella lunga attesa delle autorizzazioni regionali, ha negato la mia dedizione e la mia funzione, credo essenziale, in Sicilia, per non perdere il finanziamento europeo di circa 25 milioni di euro (POR più PIT, due programmi di finanziamento). Posso serenamente affermare che, senza la mia ostinazione, quel finanziamento straordinario avrebbe rischiato di non essere attivato e che sono stati necessari la mia determinazione e decine di visite e incontri in Sicilia per discutere, indirizzare, elaborare il progetto che, negli ultimi giorni, è stato definitivamente legittimato anche dalla Corte dei Conti. Ad ogni passaggio ostacoli, rallentamenti, tentativi di insabbiamento. E anche ora l’attività dei nemici del progetto e dei sostenitori del «tanto peggio tanto meglio» è febbrile e, come sempre, distruttiva. L’impegno straordinario, anche attraverso il contribuito dei migliori consulenti, architetti, restauratori, e scienziati dell’Istituto Regionale del Restauro, ha prodotto un elaborato di copertura dei mosaici, di grande misura e qualità, riabilitando i materiali originali, mattoni, legno, rame, intonaco, ed eliminando ferro, vetro e plastica che opprimevano il monumento. In perfetta trasparenza tutto l’elaborato, frutto di centinaia di ore di lavoro, e di una immane impresa di contrattacco alla burocrazia condotto da me e dal responsabile unico del procedimento (RUP), l’architetto Rosa Oliva della Soprintendenza di Enna, è consultabile nelle migliaia di carte depositate nella sede dell’Istituto Regionale del Restauro presso l’architetto Guido Meli. Molta passione e nessun vantaggio, se non per il piacere dell’impresa. Io ho lavorato, gratuitamente, per tre anni, così come tutti i consulenti legati al rischio della decadenza del finanziamento europeo, fra i quali l’ottimo Gionata Rizzi, architetto milanese noto anche per i restauri del Duomo di Parma e della Villa Reale di Monza, oltre che per gli interventi in molti siti archeologici e in Medio Oriente e a Pompei, anche per incarico della fondazione Getti. La Regione non ha fin qui provveduto a pagare né autisti, né segretarie, né tanto meno me, nominato con decreto, sulla base di una legge regionale, Alto Commissario, e il cui compenso, comunque, mai percepito, è stato fissato in 50mila euro all’anno. Le grandi cifre di cui si favoleggia, e di cui mi parlava Giulia Maria Crespi del FAI, sono inesistenti, mentre la mia presenza e il mio impegno in Piazza Armerina sono noti a tutti e documentati anche nelle cronache dei giornali, fra dibattiti e discussioni interminabili, insieme a mille inutili polemiche e contestazioni poste nelle commissioni regionali di controllo da un pessimo architetto avvezzo a un inutile decorativismo neo liberty come Umberto Di Cristina che ha fatto di tutto per rallentare l’approvazione del progetto. Da qualche settimana, dopo anni di lavoro, tutta una pratica amministrativa è compiuta e approvata. Tra qualche giorno, il 25 ottobre, si apriranno le buste delle offerte delle imprese per la gara d’appalto. Dovrebbe essere gran festa. E invece continuano calunnie e diffamazioni, insieme alle minacce di sciopero degli organi di controllo. Ora dovremmo soltanto sperare di dare inizio a lavori, come si era stabilito, entro novembre. Si tratta, ovviamente, di grandi interventi straordinari che la villa richiede per il restauro dei mosaici e per la copertura. L’attività ordinaria, da cui dipende l’evidente degrado della villa, sotto gli occhi di tutti, e anche i miei, da cui derivò la mia denuncia e la conseguente, assoluta dedizione ed impegno per il recupero, prima su indicazione dell’assessore Fabio Granata, poi con legge regionale, come Alto Commissario, non compete direttamente a me, ma alla soprintendenza e alla direzione della Villa che non ha, di fatto, collaborato col mio ufficio, fino alla recente nomina della nuova direttrice Maria Costanza Lentini. Vani sono stati anche i miei tentativi di stringere il Comune, che dispone di una parte dei finanziamenti derivati da una percentuale sulla vendita dei biglietti, di impegnarsi nella manutenzione ordinaria per la quale io non ero dotato di fondi. Né potevo usare quelli annunciati, ma garantiti soltanto dal progetto definitivamente approvato in questi giorni, del finanziamento europeo. Tocca ora all’Assessorato regionale interrompere la lunga inerzia e riprendere con rinnovato rigore l’impegno cui io non ho mai rinunciato e che nessuna polemica di falsi architetti distruttori potrà contrastare. All’Assessorato tocca onorare l’impegno per una impresa così importante per la nostra civiltà e mostrare rispetto per il lavoro di funzionari, architetti, e restauratori che in questi anni si sono dedicati con intelligenza, passi one e rigore a quest’opera senza alcuna garanzia se non la loro speranza in una Sicilia migliore”. Vittorio Sgarbi

(la Redazione – 13/11/2006)

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