Categorie
Storia e Critica

Home sweet home. 1^ parte

L’architettura che si andava progettando nell’Unione Sovietica dopo la rivoluzione d’ottobre divenne punto di riferimento per gli architetti da sempre alla ricerca di forme nuove per l’edificazione della città ideale di un mondo ideale. Ben presto però nell’URSS la creatività verrà immolata sull’ altare della politica e il livello qualitativo dell’architettura finirà per allinearsi a quello dell’edilizia speculativa di un qualsiasi paese capitalistico. Ma, anziché descrivere l’epilogo dell’architettura moderna, vediamo di delineare la cronistoria dei movimenti che ne influenzarono la nascita.
Primo 900: la rivoluzione industriale in Europa è al suo apice; nell’aria il presagio della prossima guerra. Nasce il cubismo, esasperazione della pura visibilità espressa da tutti gli elementi geometrici che la natura ci offre. Nel tempo la capacità dell’artista di vivere interiormente la ricomposizione degli elementi presenti in natura si fà così forte e spontanea da consentirgli di astrarsi dalla realtà, per esprimerla sulla tela. Le forme non discendono più dalla visualizzazione di quelle della natura, ma direttamente dalla visualizzazione del pensiero, e nasce l’arte concreta. Vi fu poi chi trovò l’ideale nel puro spirito, chi nella perfezione scientifica, idealizzata a fatto d’arte; l’ ordine, le proporzioni, le cadenze derivate dalle regole auree della matematica, fecero di questa scienza una nuova deità e l’artista se ne innamorò al punto di trasferire i ritmi dal piano al volume per rendere più completa, nella costruzione dell’immagine, la trasposizione del pensiero.
Gli architetti furono chiaramente influenzati dalle risultanze della ricerca di questi movimenti d’avanguardia anche se nei loro progetti si sono espressi con distinti linguaggi. L’architettura infatti si evolve nel dare pratica risposta alle richieste esigenziali del cittadino e il progettista riflette, con diverse risposte formali, la realtà economica, sociale e geografica del proprio Paese.
In Germania la sconfitta militare aveva umiliato e soppresso ogni logica e con l’espressionismo si andò alla ricerca della nota umana che, non potendo essere interiore, ignorando la speranza, si esplicitò nella costruzione di una atmosfera drammaticamente emotiva, ottenuta con una morbosa e spesso retorica scenografia.
In Francia, l’abbattimento dei mitici imperi anglo-asburgici, aveva ridato fiducia nelle capacità del singolo e nella solidità dello spirito; in un sincero ritorno alle leggi della natura, che consacravano la bellezza nella purezza della forma; nasceva il purismo che invitava all’amore per gli elementi semplici e primari.
In Olanda, Paese fortunosamente trascurato dalla guerra, il pensiero continuò invece il suo corso perché non era prematuramente invecchiato sotto i colpi delle bombe e della morte di ogni illusione. Il cubismo fu studiato e sviluppato da persone che, avendolo ricevuto in dote, potevano osservarlo criticamente, mantenendo una posizione imparziale e distaccata. La visione multipla rientrò nel piano, spogliandosi di ogni elemento emotivo e personale che potesse soffocare il pensiero. Prese vita un movimento ugualmente ragionato che si espresse conciso e preciso, nei rapporti assoluti valorizzandoli con i colori puri e primari.
Punto di partenza il cubismo per ritornare al neoclassicismo, suo logico superamento, dopo essere transitati per il purismo e l’espressionismo, tesi ed antitesi di un unica reazione psicologica.
Gli artisti che, nei vari Paesi europei si sforzavano di dare nuovo spessore al pensiero che amalgamava le espressioni formali ed estetiche del movimento, provarono tutti una inconscia attrazione per il vessillo progressista e antitradizionalista della rivoluzione d’ottobre. Erano internazionalisti, come internazionali erano i loro movimenti e quando nella Russia degli Zar andò al potere una classe dirigente nuova, esplose in loro la speranza che la società ideale, per la quale avevano sino ad allora lavorato, stesse per venire alla luce. I movimenti moderni erano sorti in reazione ad una società incapace di dare risposta alle esigenze primarie dell’uomo, risultava pertanto inconcepibile che nell’URSS, ove si stava formando una società nuova, non si potessero realizzare le architetture che per una società nuova erano state pensate dagli spiriti liberi di tutta Europa.
Tra il “19 e il “20, mentre gli Stati dell’Intesa accerchiavano la giovane repubblica dei Soviet in appoggio all’esercito controrivoluzionario, nascevano il movimento simbolista e quello costruttivista, intimamente legati ai movimenti artistici europei anche se formalisticamente tesi alla ricerca di ideali rivoluzionari. In architettura venivano sviluppati progetti fantascientifici esasperando l’uso delle più moderne tecnologie ingegneristiche; si voleva fare violenza sull’osservatore imponendogli forti emozioni .
Il moltiplicarsi di queste innovative realtà trasformava in certezza la primitiva speranza che l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche potesse favorire il nascere e l’affermarsi in tutto il mondo dell’architettura moderna. Le Corbusier costruiva a Mosca il palazzo per il Ministero dell’Industria leggera; Gropius progettava il teatro di Karkov e tutti e tre partecipavano, nel”30, con Mendelsohn e altri famosi architetti, al concorso per il palazzo dei Soviet.
Edoardo Persico raccontava con queste parole l’esperienza vissuta durante uno dei congressi moscoviti: Forse nessuna città era più adatta di Mosca per accogliere un congresso intenzionato a discutere un ordine del giorno così piccante, come quello contenuto nelle due parole “formalismo” e “razionalismo”; proprio perché la capitale russa è la mecca del razionalismo e, nello stesso tempo, la mecca dell’architettura di questa epoca. Eppure Persico già sapeva, l’articolo è del settembre del”32, che nè Gropius, nè Le Corbusier, né tanto meno Mendelsohn, avevano vinto il concorso per il palazzo dei Soviet bensì Boris Jofan sostenitore del neoclassicismo in architettura.
Nel ”25 erano stati raggiunti nell’URSS i livelli della produzione prebellica e la lotta politica si faceva meno tesa nella certezza di ulteriori netti miglioramenti in tempi brevi. Joseph Stalin coglieva l’occasione del XV° Congresso per chiedere alla Nazione un nuovo sforzo per trasformare l’Unione Sovietica da Paese a struttura agricola in uno ad economia industriale. Con questa direttiva si continuava ad alimentare l’ardore rivoluzionario ma nel contempo si raffreddava il dibattito sul simbolismo per aprirne uno più attento alla soluzione dei problemi costruttivi. Ne discendeva il diretto consolidamento del costruttivismo che, tra il “25 e il “29, si imponeva con le architetture di Golossov, Melinkov, Seranhinov e Kravetz .
Dopo l’abbandono della politica della rivoluzione permanente e la successiva cacciata di Trotskj dai vertici del potere, prendeva corpo, in tutta l’Unione Sovietica, un lento ma progressivo processo di imborghesimento. Il bolscevismo si trovava costretto ad abbandonare tutte le posizioni di avanguardia per consolidare quelle sino ad allora conquistate in modo da tranquillizzare i cittadini. Bisognava escogitare qualche cosa che si sostituisse allo stimolo galvanizzante della rivoluzione e che spingesse, oltre ogni sacrificio, alla difesa di ciò che si era ottenuto e di quanto bisognava ancora raggiungere: una tradizione rivoluzionaria che carpisse a quella borghese tutti i valori progressisti e permanenti. Giovane quindi ma dalle radici antiche.
L’architettura doveva riflettere l’immagine positiva e di potenza della nuova società e infondere sicurezza al cittadino. Naturalmente era necessario che le direttrici fondamentali dello stile architettonico fossero non solo comprensibili, ma già note allo spirito russo. Si diede allora inizio ad uno studio pignolo delle espressioni artistiche delle precedenti società privilegiando di ciascuna gli elementi considerati progressisti per pervenire alla entusiasmante scoperta che il neoclassicismo poteva essere considerato la metafora di una società in ascesa, espressione più viva di quella parte attiva della borghesia che, erede della rivoluzione francese, capitanò quelle nazionaliste del 1848 e persino la rivoluzione industriale. Si diede per scontato che l’arte, espressa da una specifica società, fosse retaggio di tutti gli elementi vitali di quella che l’aveva preceduta e si impose quella tendenza neoclassica che finì per distruggere i più modesti residui delle correnti simboliste e costruttiviste che hanno dato all’URSS le sole architetture moderne degne di essere ricordate. Modello emblematico di questo nuovo stile la progettazione delle stazioni della metropolitana di Mosca.
Con la realizzazione di una architettura neoclassica si pensava di procurare al popolo l’intima gioia del possesso di quanto la classe borghese, che l’aveva dominato e sfruttato, aveva creato per suo esclusivo piacere. Di quanto aveva caratterizzato la vecchia classe dominante si offrivano però i soli elementi formali. In realtà non occorreva nessuna ricerca per inventare uno stile architettonico che riflettesse l’immagine del potere. Da sempre in architettura per glorificare i regimi totalitari si sono realizzati impianti architettonici monumentali composti secondo le più rigide regole della simmetria. Ci ricorda infatti Georg Simmel che: La tendenza alla simmetria, a una sistemazione omogenea degli elementi secondo principi generali è tipica di tutti i regimi dispotici mentre la forma dello stato liberale tende all’asimmetria che Simmel considera elemento rivelatore del grado di democraticità raggiunto da una società e dall’architettura che la esprime. Anche per Bruno Zevi, quando si progetta secondo le regole della simmetria, il contenitore prevale sul contenuto e l’architettura si impone su tutto senza possibilità di dialogo e di armonico rapporto tra le singole realtà. L’assimetria, innescando il concetto di disobbedienza alle regole, induce l’individuo a lottare contro le prevaricazioni del potere e favorisce l’emancipazione del cittadino. Tutti i messaggi degli artisti immortali scaturiscono dalla trasgressione alle regole. Si può affermare che anche il movimento moderno è stato influenzato dai principi liberali che hanno spinto alla lotta contro le prevaricazioni dell’uomo e la dittatura dei governi. Non a caso ha tratto origine anche dalle azioni anti padronali di Morris e del ciclo Arts & Crafts. Fascismo, comunismo e nazionalsocialismo, nel campo delle arti e dell’architettura, si sono rifatti ai modelli classici della Roma antica cercando di offrire, in un armonico insieme, una immagine edificante di potenza e di ordine. Anche nei regimi dittatoriali però l’artista si è sempre lasciato guidare dal suo spirito naturalmente trasgressivo. Nella realtà italiana è accaduto che i professionisti più affermati lavorassero con soddisfazione per il Regime trasgredendo però gli schemi formali dell’architettura fascista. Terragni realizzava con la Casa del Fascio di Como uno dei monumenti indiscussi dell’architettura razionalista, Luigi Piccinato firmava il Piano Regolatore della città di Sabaudia e Lodovico Quaroni con altri illustri colleghi progettava la piazza imperiale dell’EUR.



(Alberto Scarzella Mazzocchi – 13/9/2004)

image_pdfSalva in PDF

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *