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Fermo biologico o andropausa…?

Non ci fermeremo, questo è sicuro. Anche a costo di essere considerati paranoici, continueremo a martellare sul tema dell’interscambio tra Università e libera cultura.
E’ molto facile giudicare quelli di Antithesi atteggiamenti polemici, ma la sostanza è che pochi, veramente pochi, hanno voglia e coraggio di mettersi in discussione.
Bene, a noi ed a tutti quelli come noi, gli atteggiamenti di snobismo non piacciono e, soprattutto, non interessano.
Avevamo interpellato alcuni docenti del Politecnico di Milano, facoltà Leonardo, per instaurare un momento d’interscambio. Siamo stati snobbati e, da ciò offesi, attacchiamo alla cieca la docenza della suddetta università! Ma attacchiamo chi? E per cosa? No, non ne vale la pena.
Come detto, non c’interessa.
Si attacca quando s’individua l’avversario e, detto francamente, se l’avversario scappa è del tutto inutile inseguirlo. Chiuso nella sua fortezza, il docente universitario s’integra totalmente con l’habitat che, tanto faticosamente, ha conquistato. In fondo, perché uscirne ed affrontare pericoli più o meno noti?
Molto più facile starsene nel proprio rifugio, in attesa che arrivino, anno dopo anno, giovani aspiranti architetti da indottrinare ben bene.
Ma, forse, non è del tutto lecito pensare in questi drastici termini. Cosa potrebbe esserci in alternativa?
Due le ipotesi: o il Politecnico è in fermo biologico, oppure è entrato definitivamente in andropausa.
Il fermo biologico – come è noto- è quel lasso temporale durante il quale i pescatori sono inibiti alla pesca, permettendo che la fauna marina si ripopoli. L’andropausa…beh…segna definitivamente il passaggio alla terza età, l’ultima.
Che il PoliMi Leonardo sia in fermo biologico è la speranza -assolutamente forzata e disperata- che Antithesi nutre, poiché il solo pensare che esso possa essere in andropausa sarebbe terribile, segnando la fine di un riferimento fondamentale per la storia dell’insegnamento architettonico.
Dunque, confidiamo nel fermo biologico. Ciò significherebbe che il Politecnico si sta rigenerando con forze nuove, lanciate verso una didattica ed una ricerca contemporanee e, soprattutto, complementari.
Confidiamo che sia così, pur restando dubbiosi. Perché? Semplice: non si organizza niente che possa essere considerato momento di dibattito sul contemporaneo. Non si coinvolgono gli studenti in un confronto aperto tra le varie linee di pensiero che si rintracciano all’interno della facoltà.
Abbiamo avuto sporadici contatti con due docenti del PoliMi Leonardo, che si dichiaravano disponibili ad un interscambio d’idee con Antithesi. Sono passati alcuni mesi, ma non abbiamo potuto registare alcuno sviluppo in merito. Si tratta di un’occasione perduta per tutti i lettori di Antithesi, per Lazier, per me.
Occasione perduta in quanto l’impulso proveniente dalla cultura istituzionale avrebbe potuto ridare energia anche all’università stessa, che continua a vegetare senza dare segni di fiducia verso la libera cultura.
Prendiamo ad esempio i giovani architetti italiani e chiediamoci quanto interesse suscitano all’interno del Politecnico di Milano.
Dopo anni in cui abbiamo dovuto sentire parlare architettura in “straniero”, che da un po’ di tempo si senta parlare “italiano” fa, indubbiamente, piacere.
Massimiliano Fuksas sta continuando il suo cammino verso la meta di architetto italiano più attivo sul mercato mondiale. Fuksas ha 57 anni, e molta fiducia nei giovani : “E’ successo un miracolo. C’è la volontà di diventare Europa, grazie anche ai giovani che hanno studiato all’estero e si sono sprovincializzati. E sono bravi, originali.”
Dunque, saremmo di fronte ad un altro miracolo architettonico italiano, che segue quello degli anni ’30/’40/’50, chiuso da Reyner Banham con il famoso articolo sulla ritirata italiana dall’architettura moderna, uscito nel 1959.
Giovani bravi ed originali stanno facendo rivivere – unitamente a colleghi più grandicelli- un nuovo momento di propulsione dell’italica arte architettonica. Sarà vero? O meglio, durerà?
I giovani bravi ed originali ci sono, indubbio. Notizie loro ci arrivano quotidianamente, soprattutto dai siti internet quali Arch’it e New Italian Blood. I nomi iniziano a diventare familiari: Ian+, 2A+P, Metrogramma, Mantia, Mari, UFO, De Otto, 5+1 Studio, etc.
Nei suoi sforzi -apprezzabili- di cercare di fare interagire l’università con ciò che fuori di essa si muove, Davide Crippa chiama a relazionare sui loro lavori Ian+, Metrogramma, Privileggio-Secchi, Mantia. Il simpatico Davide si aspetterebbe affluenza significativa di studenti interessati a sentire cosa hanno da dire i – quasi coetanei- giovani architetti. Tra di loro, c’è chi ha lavorato da Eisenman, chi da Fuksas, chi con OMA, chi da altri nomi prestigiosi. Esperienze che, come dice Fuksas, sono servite a sprovincializzarli. Eppure l’aula del convegno è semi deserta. Pochi studenti informati? Non proprio così.
Il problema è che nei corsi universitari non si parla dell’architettura italiana dell’ultima generazione -soprattutto nei corsi di architettura contemporanea- e, di conseguenza, gli studenti non sono spinti a prendere conoscenza di quanto fermento ci sia anche tra chi non è “un nome”.
Ecco il vero, grande problema.
L’università continua -tranne alcune notevoli eccezioni- a trascurare i giovani architetti italiani, precludendo loro la possibilità di concretizzare le proprie ricerche in sinergia con chi dovrebbe prenderne atto, criticarle, aiutarne lo sviluppo: l’università, appunto.
Trascurare i giovani è un atteggiamento grave, senza alcuna scusa plausibile.
L’affermazione di Fuksas -sulla sprovincializzazione all’estero dei giovani italiani- è tagliente, ma incontrovertibile.
E’ un attacco aperto alle università, alla cultura istituzionale.
I docenti latitano. Al Politecnico di Milano, sia per la conferenza citata, sia per l’inaugurazione della mostra su New italian blood, assenteismo totale e nessun interesse, auspicabile quantomeno per cercare di capire se i giovani d’oggi siano attrezzati per dare il loro contributo alla contemporaneità.
Gli argomenti di discussione tra i progettisti, gli studenti ed i docenti sarebbero stati molteplici.
Uno per tutti, l’influenza sui giovani progettisti dei loro illustri maestri e dei riferimenti, cosa che potrebbe trasformarsi in un manierismo che però non riesce a sganciarsi dal puro riferimento. Il manierismo può essere fenomeno sicuramente positivo, ma bisogna dargli il contenuto che ne è la base: contaminare le matrici del riferimento.
Comunque sia, c’è fermento vero, voglia di chiudere con un recente passato universitario castrante, che i giovani stanno cercando di scrollarsi da dosso.
Chiudiamo questo breve intervento dando a Luigi Centola – poliedrico personaggio- il merito di avere messo insieme una struttura qual è il sito www. NewItalianBlood.com ; merito importante perché i giovani possano mettersi in mostra, dire ciò che pensano anche solo attraverso i disegni, e rimuovere le acque stagnanti, non trascurando che si mettono in discussione pubblicamente. Cosa non da poco.
Il pericolo è sempre da tenere in considerazione: tra molti bravi ed originali giovani, può scapparci il vitellone in pectore. E si sa: se il duro lavoro di molti viene infettato da pochi, si rischia di vanificare le positività che ne potrebbero scaturire. Antithesi chiamerà a dibattere alcuni di questi giovani, chiedendo loro di mostrare quanto di nuovo hanno da dire. Per adesso, siamo inquieti: e se l’Italia stesse realmente tornando protagonista…con buona pace dell’andropausa universitaria?

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